Come arrivare alla Torre di Pisa
Provo sempre profonda e immotivata gratitudine quando la realtà supera ogni mia aspettativa, nelle relazioni così come nei viaggi. Quando ho prenotato un volo per Pisa sul finire di settembre, difatti, non avrei mai immaginato che sarebbe stato il miglior periodo per arrivare fino alla Torre girovagando a piedi e che il nome della sua piazza più famosa si sarebbe poi rivelato una profezia.
Giungo nella città di Galileo in un assolato pomeriggio di settembre, mollo il trolley e mi fiondo lungo Corso Italia ignara di ciò che mi attende. La prima domanda che mi pongo è: come arrivo alla Torre di Pisa? Palazzi eleganti arricchiscono i lati di questo passeggio che collega idealmente la zona della stazione a quella del centro città, e già vedere H&M ospitata tra le maestose mura di Palazzo Vincenti mi lascia un attimo stordita: la patria del fast fashion circondata da affreschi, dipinti e rifiniture d’epoca dal gusto spiccatamente retro.

Anche a Pisa c’è l’Arno ed è più bello!
Lasciarsi lo shopping alle spalle a Pisa è un attimo, con due falcate veloci si è già sull’Arno e lo spettacolo sul finir della giornata sembra il preludio di una magia che sta per compiersi. Il Ponte di Mezzo, così come lo chiamano i pisani, è davvero una sorpresa per gente di mare come me con gli occhi abituati a rocce impervie lambite da acqua salata. L’Arno divide la città in due parti e regala lunghe passeggiate distensive sui lungarni, oltre che grandi chiacchierate seduti sulle spallette del fiume.

La luce del tardo pomeriggio intensifica i colori delle case dirimpetto, le nuvole si colorano di rosa e arancio e si beano di questa metamorfosi specchiandosi nell’acqua placida. Sono vorticosamente attratta da questo spettacolo ma voglio continuare a cercare la Torre di Pisa. È possibile che vago da quasi un’ora e ancora non c’è ombra di pendenze? Peraltro, sbarcando a Pisa uno si immagina di scendere dal treno e di incappare sbadatamente in qualcosa di alto, freddo e grigio. E invece no: la torre pendente non si scopre da lontano, non è visibile ad occhio nudo, non s’incontra per caso. Come arrivare alla Torre di Pisa, bisogna scoprirlo.
Verso la Torre di Pisa e oltre
Non demordo e superata piazza Garibaldi imbocco quasi per sbaglio via Notari: inizia da qui il vero viaggio dentro la storia della città. Vicoli strettissimi, sapori asiatici contaminati da focacce imbottite di cecìna pisana, banchetti della frutta animati da musica blues che viene fuori dai localetti del centro. E poi ancora Piazza delle Vettovaglie e un pullulare di giovani che si intrattengono sotto al loggiato con qualcosa da bere. I graffiti con figure allegoriche e segni zodiacali del Vasari sulla facciata di Palazzo Carovana, e poi il Palazzo dell’Orologio che incorpora la torre dove il Conte Ugolino fu imprigionato e morì con figli e nipoti. Mi sento letteralmente vittima delle eleganti angherie di questa città, ma continuo il mio girovagare in un pot-pourri di vicoli, angoli e soglie di palazzi che mi conducono a piazza dell’Arcivescovado.

Da lì Piazza dei Miracoli sembra essere davvero vicina, alzo lo sguardo ma ancora nulla. Qualche passo per superare i turisti nordici alle prese con l’ora di cena e voltandomi sulla destra ecco che mi si disvela il conto di circa un’ora di attesa: piazza del Duomo in tutta la sua grazia.
Il mio sguardo corre dal Battistero al Duomo e poi alla Torre, mi sposto più in là e raggiungo visivamente anche il Camposanto. La luce è quella del tramonto, la fatica è ripagata. Quattordici tonnellate di marmo bianco si sostengono su un terreno argilloso dal dodicesimo secolo fungendo da campanile, eppure in pochi avrebbero scommesso sulla sua durevolezza. Si sa, è impossibile vincere grandi scommesse senza correre grandi rischi. Tuttavia, la torre a Pisa un po’ ne ha corsi e il più grosso è stato quello di diventare unica al mondo.

Mi siedo a contemplare il paesaggio e una musica da camera parte dal primo piano. La gente del posto mi passa davanti con lo sguardo assuefatto a tanta benevolenza e io voglio pensare che l’universo cospira affinché ci si riscopra ogni giorno grati per qualsiasi cosa, in cima come a valle.
