Frequentare i matrimoni da adulti
Frequentare i matrimoni da adulti diventa un esercizio di grande spiritualità mondana, è un po’ la Commedia Umana di Balzac dove per un lasso limitato di tempo si rincontrano figure, passioni, avvenimenti che non appartengono solo a quel contesto specifico ma che animano la società nel suo insieme.
Ci si scruta da lontano e da vicino, si prende la calcolatrice, il fogliettino e per tutto il giorno si sta lì a fare i conti. Ma quindi lei si è lasciata? Ma quindi loro dopo 20 anni ancora non si sposano? Ma quindi quella non la vuole nessuno proprio? Ma certo se la tira come se ce l’avesse solo lei. E lui che non è riuscito a prendere mezza laurea ma ha lo stipendio da amministratore delegato?
Tutti lo fanno ma nessuno lo dice, e lo senti nell’aria quell’odore di infinita varietà umana che si disperde tutto intorno. Per me è bellissimo, perché ho sempre creduto che proprio in questi contesti le scienze sociali, che io adoro sopra quasi ogni cosa, vadano davvero a nozze. Pure loro.
La domanda più gettonata ieri per me è stata: “cosa ne pensi del matrimonio?”.
Pensavo a come si evolvono le domande negli anni: da “cosa studi? Ti sei laureata?” a “cosa pensi del matrimonio?” o ancora “Perché non hai abbandonato definitivamente questo posto?”. Livello di difficoltà PRO.
Una giovane donna oggi felicemente sposata e con figli con cui ho condiviso un bel po’ di gioventù e che non vedevo davvero da molti anni mi ha detto: “sei sempre stata così fuori dalle righe, perché sei tornata qui? Hai sempre lo stesso inconfondibile sguardo, nonostante gli anni.”
Vi risparmio la prosopopea sulle spiegazioni che le ho dato peraltro credo poco convincenti, se le norme anticovid non me l’avessero impedito l’avrei abbracciata. Non ho potuto ma dopo questo scambio ho messo in fila le idee per rispondere anche alla prima domanda, quella che ieri mi è stata posta dalle 2 alle 3 volte.
Cosa penso del matrimonio. Demando la risposta esaustiva a uno spritz vista mare però posso dire una cosa: il matrimonio è un po’ come la vita, non è una cosa brutta di per sé ma la probabilità di essere la migliore persona che poteva capitare alla controparte e viceversa è in percentuale molto bassa. Ancora più bassa la probabilità che si possa tenere fede a tutte le clausole in elenco lette a fine celebrazione. Se le cose vanno bene, se vanno male non stiamo qui a dirlo.
Perciò sì, il matrimonio è come la vita.
Se veramente decidi di vivere fino in fondo (e non essere mai certo che sia realmente così) devi rifuggire logiche archetipiche che vedi e riconosci benissimo, sapendo che non sei mai veramente lontano abbastanza per non esserne invischiato anche tu. Devi conoscerti talmente a fondo da sapere quando sei sul limite delle tue stesse miserie e sottrarti se puoi una volta in più. Quindi che penso del matrimonio? Che il mio sarà in primavera, in un campo di lavanda, all’ombra, con vestiti molto comodi o forse no non ci sarà mai. Questo però non toglie assolutamente nulla ai vostri che spero continuate a fare sempre, con quello sguardo “inconfondibile” e la convinzione di essere la migliore persona che potesse capitare alla controparte. E viceversa.
Fatelo sempre con questa convinzione reale profonda, non estemporanea, e io sarò sempre felice di partecipare a uno tra i riti di passaggio più belli della nostra società. Dove riabbracciare amici di gioventù, fratelli con cui ho scambiato il sonno e dinamiche di provincia che voi umani non potete immaginare ma che sempre mi ricordano di quanta fortuna ho avuto a essere tanto amata. O anche l’opposto, che è comunque sempre amore.
Il problema è che per mantenere quello sguardo, come ha detto lei “inconfondibile”, non bisogna mai staccarsi un millimetro da sé stessi. E questa è la parte più difficile, perché va benissimo sposarsi con un’altra persona. Ma farlo prima con sé stessi è impresa da titani.
[In foto io con il mio sguardo inconfondibile 😂]