Perché aprire un blog e perché qualcuno aspetta di leggerti
Me lo chiedo pure io da quando ho conosciuto Silvia di Trippando grazie a quei mattacchioni degli algoritmi che riescono a mettere in connessione persone lontane ma con interessi comuni. Non solo me lo chiedo in realtà, ma ho iniziato a entrare più nello specifico formandomi, leggendo e studiando attorno alla faccenda.
Se oggi non ci sei online, non esisti
Perché se è vero che ormai il web è un irrefrenabile pullulare di contenuti di ogni ordine e grado, è anche vero che molti di questi a mio avviso:
- hanno un corpo, ma non un’anima
- non sono PAU: pertinenti, aggiornati e utili
- sono alimentati dalla falsa credenza che per scrivere basta conoscere l’italiano
Ecco, già questi mi sembrano tre buoni motivi da cui ripartire per aprire un blog che si riappropri della sua funzione originaria: essere vicino a chi legge, ma non credo che siano esaustivi sull’argomento. La verità vera è che se oggi non ci sei online, non esisti. Non esisti se sei un libero professionista, se sei un’azienda, un’organizzazione no profit, un gruppo informale: perché semplicemente nessuno sa dove e come trovarti.
Essere o non essere (blogger), questo è il problema
Se dicendo questo so di non sconvolgere quasi più nessuno, spero invece di fare esattamente il contrario dicendovi che c’è gente che col blogging non solo ci lavora ma ci vive pure in maniera soddisfacente.
Al secondo Blogging Camp di Viareggio lo scorso 21 settembre abbiamo parlato proprio di questo: i blogger di professione esistono, e non solo. Si incontrano, si conoscono, progettano insieme. Hanno capito che possono lavorare strategicamente per ottenere dei risultati misurabili ed essere appetibili agli occhi di aziende sempre in cerca di nuove opportunità di business. Cosa significa questo in altre parole? Che il blogger non ha chiuso i rapporti con il suo diario personale, semplicemente ha ampliato il suo ventaglio di relazioni e oggi scrive sapendo perché, come e con quali obiettivi. Soprattutto se scrive di professione.
A ognuno il suo perché
Tra le varie cose in cui mi sono imbattuta al Blogging Camp, oltre ai tanti volti amici, i coffee break fotonici e le testimonianze dei relatori super entusiasmanti, ci sono sicuramente alcune risposte alla domanda delle domande: perché aprire un blog?
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Comunemente perché fa bene
Scrivere è tra le attività più coinvolgenti, pronta a regalare istanti di vero benessere ma in cambio di molta costanza ed estrema dedizione. “Scrivere esige solitudine e coraggio, soprattutto all’inizio” dice Luisa Carrada in Scrivere, che bello! (che vi straconsiglio se vi occupate di scrittura).
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Perché la SERP è la SERP
Un conto sono i risultati di Google a pagamento che vediamo per primi in alto dopo aver digitato quello che stiamo cercando e un conto sono i risultati organici per cui nessuno ha pagato, la cosiddetta SERP: uno tra i pochi modi efficaci per risalire la pagina dei risultati del motore di ricerca senza sborsare fior di quattrini spammando la propria pubblicità a destra e a manca è scrivere contenuti interessanti per il proprio pubblico. Quale strumento migliore del blog per farlo?
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Perché il mare è pieno di pesci
Nel personal branding di un professionista il blog è essenziale come il buco alla ciambella: scrivere di argomenti specifici e approfonditi aiuta a diventare autorevoli nel proprio settore senza dover fare a gomitate con i propri concorrenti, avendo anzi l’opportunità di confrontarsi e collaborare più proficuamente.
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Perché sei la Ceriegi
Sì perché sei la Ceriegi e lasci un posto fisso per lavorare con il tuo blog: che lo dico sorridendo ma tanto da sorridere poi non c’è quando penso che ci sono orde di giovani con tantissime potenzialità e poche idee per metterle a frutto. La strada è lunga, insidiosa e ha bisogno di metodo ma lei, e non solo lei, è la testimonianza vivente che si può fare.
Non so se questi motivi siano sufficienti per aprire un blog, per quanto mi riguarda sono sufficienti per alzarmi al mattino e pensare che c’è sempre un’altra prospettiva da cui poter guardare le cose.
Lo so che non sono stata super prodiga di dettagli sulla giornata di sabato, è per questo che lascio qui in calce l’articolo di Diana, una tra le tante mamme blogger presenti al Blogging Camp, che è stata molto più brava di me a descrivere la giornata.