Un salto al faro di Punta Palascìa di Otranto
Mi è capitato che mi venisse detto: “ma veramente sei salentina? Dai tuoi social non si direbbe!” È vero, dai miei social non si direbbe, così come si potrebbe dire lo stesso di un romano che rifugge il Colosseo perché affollato di cinesi o del veneto che non si fotografa con lo spritz in piazza san Marco.
La verità è che io c’ero, ed ero anche una umile fuorisede, quando il Salento se lo filavano ancora in pochi e noi per primi non sapevamo di essere “salentini”. E c’ero anche quelle rare volte in cui per sbaglio utilizzavamo la parola “Salento” e un buon 90% di interlocutori lo associava a “Cilento”. È stato così a lungo, soprattutto per noi che non ci siamo mai percepiti come una terra in grado di “dare” qualcosa, fino a quando d’un tratto (un lungo tratto) non ci siamo trovati ricchi (da luglio ad agosto), belli e famosi.
Quindi sì, è vero che non diffondo sui miei canali un’immagine patinata di questa terra come è un po’ uso comune fare e così come s’intende in genere il Salento. 1. Perché non mi piace parlare per frasi (e immagini) fatte e non dovrebbe forse piacere a nessuno ma vabbè 2. Perché non corrisponderebbe a realtà. Di realmente patinato, lucido e sfavillante (nel senso più mainstream del termine) in questa terra c’è poco, c’è tanta dedizione, c’è tanto sacrificio, c’è tanta umiltà ma ci sono anche molte falle nel sistema difficili da risolvere. Perché se è vero che Roma non è stata fatta in un giorno, il cambio culturale per compiersi ha bisogno di davvero tanto tempo.
In questo processo noi cosa c’entriamo?
Direi che siamo indispensabili perché ognuno può fare bene il suo e contribuire a costruire l’immagine che di questa terra vorrebbe vedere proiettata all’esterno. A me, per esempio, piace aiutare chi è di passaggio, o sempre più spesso di ritorno, a rileggere sotto una nuova luce tutto quello che in questi ultimi anni di slancio è venuto fuori. Gran parte del patrimonio materiale e immateriale di questa terra esisteva già 40 anni fa e anche da molto prima, ma per la prima volta in questi anni ha avuto l’opportunità di ri-pensarsi, di riemergere, di tornare a vivere di nuovo.
Una sorte simile è toccata al Faro di Punta Palascìa di Otranto, e vi prego Palascìa e non Palàscia, che è tornato a vivere una seconda fantastica vita grazie all’impegno di due giovani salentini. Palascìa è un termine che pare avere un’etimologia greca secondo cui si tratterebbe di un aggettivo che vuol dire: “alto mare, mare aperto”. Da qui il significato probabile di “punta, capo del mare aperto”.
Che cos’è Punta Palascìa e cosa ci fa un faro lì?
È esattamente in mare aperto che ci si trova una volta giunti in questo posto, il punto più a est d’Italia dove la notte di san Silvestro si attende la primissima alba e dove molte carte nautiche dicono incontrarsi il mar Ionio e il mar Adriatico. Un posto che si trova lungo la strada che collega Otranto a Santa Maria di Leuca dove, come accade per tutto il Salento, anticamente sorgeva una torre d’avvistamento in difesa dagli attacchi nemici e che oggi accoglie uno dei cinque fari del Mar Mediterraneo tutelati dalla Commissione europea.
Nei pressi di quest’aerea si trova anche una delle stazioni meteorologiche più all’avanguardia del nostro Paese, nota a livello internazionale, e una postazione della Marina Militare Italiana che negli anni scorsi ha rischiato di ingrandirsi in seguito a una richiesta per ampliare la base militare. Pericolo scampato da quando il TAR, nel settembre del 2011, ha depositato una sentenza di accoglimento del ricorso da parte delle associazioni ambientaliste che osteggiavano il progetto.
Perché dovremmo fare un salto al faro di Punta Palascìa?
Un’altra domanda su cui spesso ho riflettuto è: “Serena cosa posso fare se vengo in vacanza da te ma non voglio andare a fare il bagno o perdermi per tutti quei paesini sconosciuti?” Ora anche qui è difficile rispondere perché se c’è una costante nel Salento, anche per chi è del posto, quella è perdersi. Però dopo essermi lungamente arrovellata su questa domanda e aver fatto un paio di esperienze in merito tra la fine di agosto e gli inizi di novembre posso rispondere: fate un salto al faro di Punta Palascìa di Otranto!
Nel corso degli anni, proprio per la sua importanza, è stato ristrutturato ed oggi è in un buono stato di conservazione. La postazione di segnalazione luminosa è un punto di riferimento per chi va per mare ma è diventato anche un simbolo architettonico da visitare. C’è da dire però che se non siete mai stati da queste parti prima d’ora, non è proprio così intuitivo trovarlo: conosco gente del posto che non saprebbe come arrivarci, quindi non vi preoccupate!
Comunque: vi basta sapere che proseguendo sulla litoranea che si affaccia direttamente sull’Adriatico, all’altezza esatta della Marina Militare, bisogna imboccare una strada sterrata che riconoscerete perché ci sono sempre altre macchine parcheggiate senza una visibile motivazione e perché in realtà non ci sono tante postazioni militari, è unica. Se non vedete macchine parcheggiate o ne vedete poche imboccatela ugualmente, non attendete di intravedere un faro per farlo perché dall’esterno non si vede assolutamente nulla.
Cosa facciamo dopo tutto questo sbatti?
Opzione 1: l’alba!
Opzione che io ho sperimentato varie volte in estate e che è la più accreditata soprattutto in questa stagione se l’avventura vi piace ma fino a un certo punto. Digitate su Google Ora Alba Salento, lui vi restituisce un riquadro con l’ora precisa in cui sorge il sole in quel giorno. Ricordate che qui sorge la prima alba d’Italia? Magari avrete prenotato un B&B a Otranto o a Porto Badisco che nella descrizione riporta proprio questa bella news turistica. Ora, che fate: non testate la notizia? Io devo dire che nonostante ripudio fortemente la sveglia presto al mattino, cioè ho proprio il terrore di quella maledetta, ogni volta che passo su me stessa e decido di svegliarmi prima delle 7.30 del mattino mi dico: ma perché non lo faccio più spesso? Non so voi.
Bene, quindi una volta consultato l’orario e sistemato tutto l’armamentario video/fotografico in vostro possesso consiglio di muovermi con un’ora di anticipo rispetto al sole perché sul posto ne troverete molti altri di nemici del letto e quindi prima arrivate prima vi accaparrate l’angolatura migliore. Per vedere la prima alba non c’è bisogno di scendere fin giù per il sentiero, basta fermarsi all’inizio della staccionata del percorso a piedi.
Ci sono, però, una buona e una cattiva notizia da sapere: la buona è che c’è spazio davvero per tutti salvaguardando per quanto possibile l’incolumità personale perché una volta finiti in mare, di fronte avete solo la Grecia o l’Albania. La cattiva notizia è invece che l’alba non lavora all’ufficio anagrafe e quindi ogni giorno della sua vita timbra a un orario diverso e sceglie lei cosa fare: si copre dietro le nuvole, si accende color rosso fuoco, si fa vedere un po’ sì un po’ no. Insomma, fa come le pare. Quindi incrociate le dita e sperate di essere un po’ più fortunati di me!



Opzione 2: la visita al faro!
Questa opzione, invece, nasce in maniera molto più strutturata grazie all’associazione Apulia Stories in collaborazione con il comune di Otranto, proprietario del sito, e consente a chiunque venga qui anche al di fuori dei grossi flussi turistici stagionali di fruire di una visita al faro. Io che sono sempre l’uccello del buon augurio vi metto in guardia: siamo un po’ (anche senza un po’) alla fine della terra qui, perciò una costante da tener presente da queste parti è la corrente. Se siete molto fortunati ne trovate poca, ma tenete presente che in posti come questo ci sono grandissime probabilità che scopriate cosa si intende davvero con la parola vento, senza passare drasticamente per la bora triestina magari ma per tutta la restante rosa dei venti sicuramente sì.
Come funziona?
Dunque il faro è a strapiombo sul mare, “fare un salto” infatti è un simpatico modo di dire perché per arrivarci fino a sopra o fin dentro bisogna imboccare il sentiero che lo separa dalla strada e scendere giù a piedi. Una volta arrivati fin là e aver goduto nel frattempo di un panorama a metà tra la grazia divina e l'”oh mio dio se muoio qui chi mi salva”, ci si può dirigere su per le scale di un book café a fare un ticket di 3,00 euro. Uno spazio delizioso dove degustare un buon caffè appunto, leggere un libro, comprare un prodotto di artigianato locale o prenotare una sdraio vista infinito in attesa di cominciare il tour nel faro dirimpetto.

La visita comincia dal piano terra dove ci sta il museo di biologia marina dell’Università del Salento e alcune aule didattiche dedicate alle scolaresche. Poi si prosegue con la visita della terrazza del faro fino a raggiungere la vetta e a toccare con mano la lanterna di vetro, che ha una conformazione talmente particolare da creare un sapiente gioco di rifrazione della luce. Potete anche provare a morire di paura, come è accaduto a me, facendo un giro sul parapetto esterno del faro: cellulari, GoPro, occhiali da sole volano da lassù? Sì, ma l’immaginazione pure. Ed è fantastico. Finito il giro, non vi resta che rifare i 138 scalini (molto meglio dei 294 della Torre di Pisa) in discesa e ringraziare Eolo per l’attenzione.


Vi ho convinto?
Non so se tutto questo sproloquio possa tornarvi utile, ma per me – che sono una salentina di ritorno – questo lembo di terra è stato una scoperta e fare un salto al faro di Punta Palascìa di Otranto anche in autunno è stata un’alternativa al weekend di Ognissanti fuori porta.
Luogo di ristoro per gente repellente al letto d’estate o rifugio per malinconici incalliti in autunno, comunque vogliate vederlo mi sembra un posto che merita di essere vissuto. Se non fosse altro per vedere da una prospettiva diversa come si abbracciano bene il mare e il cielo. No?
Seguendo le pagine Facebook di Apulia Stories e del Comune di Otranto potete rimanere aggiornati su giorni e orari di apertura e su tutte le novità che riguardano l’area del faro. Per il mese di novembre e dicembre le visite sono disponibili ogni sabato e domenica dalle 10 alle 15 (orario continuato e meteo permettendo).
Alessandro ed Elisa sono facilissimamente raggiungibili al 328/8310000.